Inquinamento indoor? Migliora l’aria di casa in 5 mosse
Che sia stabile o temporanea, oggi la casa è concepita come uno spazio in cui trascorrere oltre l’85% del nostro tempo. Lo scopo principale di designer e cittadini è quindi quello di renderla uno spazio rigenerante oltre che adatto alla produttività lavorativa. Come fare? Considerando una delle cose più semplici ma fondamentali. Anche se non si vede, l’aria determina la salubrità degli ambienti interni e, di riflesso, il benessere delle persone che li abitano.
Inquinamento indoor, questo sconosciuto
Secondo un’indagine condotta da Toluna per Dyson Italia, il 50% degli italiani considera l’aria della propria casa migliore di quella esterna. Solo il 14% ne teme l’inquinamento. E ancora: secondo gli intervistati polveri sottili e fumo di sigaretta sono una minaccia da considerare soltanto se si è all’esterno, mentre odori, funghi e muffe non vengono ritenuti agenti di rischio per la propria salute. Eppure recenti studi dimostrano come la nostra percezione sia un po’ diversa dalla realtà. Nel mondo più dell’85% dell’aria inquinata si trova nei cosiddetti “ambienti confinati”, cioè all’interno di case, scuole e uffici. In certe zone della Toscana, addirittura, l’inquinamento interno sembrerebbe superare da 2 a 20 volte quello esterno.
Quali sono le cause?
Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), spiega che gli inquinanti presenti in casa provengono sia dall’interno sia dall’esterno. La cottura dei cibi, soprattutto in presenza di fornelli a gas, comporta una pur minima dispersione di particelle nocive, il riscaldamento domestico contribuisce al rilascio di anidride carbonica e composti azotati, i filtri dell’aspirapolvere non puliti bene rilasciano polvere e sporco. Ma anche detersivi, detergenti, candele di paraffina, profumatori d’ambiente e sigarette rappresentano fonti d’inquinamento interne. Dall’esterno invece possono arrivare i gas di combustione, da metalli pesanti e idrocarburi fino ai cosiddetti PM2.5, particelle particolarmente dannose per l’uomo perché in grado di penetrare negli alveoli polmonari.
Gli effetti sul nostro corpo di quest’inquinamento sono generalmente mal di testa, irritazioni agli occhi, naso e gola, che corrispondono ai sintomi più comuni di quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito Sick Building Syndrome (“sindrome dell’edificio malato”). Si manifestano in modo blando ma sono capaci di intaccare il benessere generale dell’individuo e la sua produttività, soprattutto in caso di edifici con impianti di condizionamento e ventilazione inadeguati o sottodimensionati e ricambio d’aria scarso.
La buona notizia è che bastano pochi semplici accorgimenti per migliorare il proprio benessere abitativo. Vediamoli assieme.
1) Ricambio di aria
Negli spazi in cui sostiamo per diverse ore sarebbe consigliabile aprire le finestre almeno 2-3 volte al
giorno. Il ricambio completo dell’aria garantisce una riduzione considerevole degli inquinanti e dell’anidride
carbonica, oltre che un controllo della temperatura, che idealmente dovrebbe essere compresa tra i 18 e i
20° C per scoraggiare il proliferare di acari della polvere e muffe. Se non è possibile aprire le finestre o
comunque assicurare un circolo d’aria nell’ambiente in cui si trova si può ovviare con dei filtri a carboni attivi
o condizionatori. Un ricambio d’aria è un accorgimento minimo ma resta tuttora uno dei migliori rimedi
contro inquinamento, svogliatezza e sonnolenza, anche in caso di ambienti di lavoro o scolastici.
2) Piante
Per il loro naturale processo di fotosintesi le piante assorbono anidride carbonica, cioè lo scarto della
respirazione umana, rilasciando poi nuovo ossigeno nell’aria. Per questo la vegetazione indoor è un fattore
indiscutibile di benessere, come dicevamo nell’articolo Il nuovo benessere in casa? È naturale!, e ancora di
più nel caso di alcune specie specifiche.
Le tillandsie, in particolare, sono studiate per il loro effetto purificante. Si tratta di piante che crescono
senza radici e per nutrirsi filtrano le sostanze presenti direttamente nell’aria anziché dal terreno. In questo
modo puliscono gli ambienti dal fumo delle sigarette e dall’inquinamento chimico, fisico ed
elettromagnetico. Richiedono così pochi accorgimenti che risultano ideali per studi o uffici: basterà
collocarle in ambienti luminosi e dall’umidità contenuta.
3) Pulizie
Meglio eseguire delle pulizie regolari, preferibilmente con aspirapolvere dotati di sistema di filtri. I panni
elettrostatici o in microfibra andranno preferiti rispetto agli analoghi in fibre naturali perché in grado di
trattenere lo sporco anziché rilasciarlo nell’aria. Nella scelta dei detergenti si consigliano i pulitori ecologici:
avranno il doppio vantaggio di ridurre l’inquinamento delle acque di scarico e di non rilasciare nell’aria
composti organici volatili (i cosiddetti VOC) che sono tra i principali responsabili dei malesseri sopra citati.
4) Indumenti
Le scarpe sono un tramite perfetto per le polveri sottili, che si appoggiano alla suola depositandosi su
pavimenti e arredi entrando poi in circolo nell’aria. È consigliabile quindi, dopo la consueta pulizia sullo
zerbino, lasciare le calzature in una scarpiera all’ingresso.
Un altro accorgimento è quello di stendere i panni ad asciugare fuori o comunque in un ambiente chiuso
ma ben aerato. Questo servirà per un controllo sull’umidità dell’aria garantendo un’efficace prevenzione a
muffe e funghi.
5) Materiali
Alcune emissioni possono essere causate dai materiali usati nell’edilizia o per gli arredi. Infissi, mobili in PVC o in truciolato sono realizzati con l’utilizzo di colle e vernici che negli anni rilasciano composti organici nocivi, quali benzene e formaldeide. Se possibile, sono da preferire materiali naturali. Il legno, ad esempio, garantisce un ciclo di vita particolarmente lungo, per sua stessa natura inoltre è anallergico, traspirante e in grado di schermare da campi elettromagnetici. Senza contare la sua comprovata influenza positiva sul sistema nervoso simpatico, e quindi su funzioni involontarie fondamentali quali la respirazione, la digestione e l’attività cardiaca.
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