Alberi anti-smog: i più efficaci in città
Anche oggi Milano è segnalata tra le prime 80 città più inquinate al mondo dall’app svizzera AirVisual. A corroborare questo dato l’Air Quality Report 2019 redatto dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, che assegna all’Italia il primo posto nella classifica europea per morti precoci da biossido d’azoto e il secondo per quelle causate dall’eccesso di polveri sottili e ozono.
Lo smog urbano resta un problema silenzioso ma drammatico. Investire su una strategia ambientale per la riduzione degli inquinanti nell’aria non deve essere solo una risposta in osservanza all’Accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici, ma una presa di coscienza collettiva che porti al miglioramento concreto della salute degli abitanti del territorio italiano.
Una soluzione lungimirante? C’è. E pure da secoli.
Una vera forza di natura
Rinfresca quanto 5 climatizzatori nelle giornate più calde, elimina fino a 4.000 kg di anidride carbonica in 20 anni, funziona come filtro dell’aria completamente naturale ed ecologico trattenendo e metabolizzando gli inquinanti gassosi. Insomma, un albero è una delle risorse più economiche, efficaci ed evolute per contrastare lo smog in città.
Ogni specie arborea è senza dubbio benefica per la qualità dell’aria che respiriamo, tuttavia alcune si contraddistinguono per eccellenza di prestazioni anti-smog come il potenziale di assorbimento di inquinanti, il rilascio di sostanze volatili e il fattore allergenico specifico. Si tratta di fattori individuati dall’Istituto di Biometereologia (Ibimet) del Cnr di Bologna per uno studio dell’ecosistema del capoluogo dell’Emilia-Romagna ma che comunque può risultare utile ad amministrazioni pubbliche o privati cittadini come linea guida nella progettazione degli spazi verdi.
Contro l’anidride carbonica
Nel processo della fotosintesi clorofilliana tutti gli alberi assorbono la CO2 presente nell’aria per poi produrre ossigeno, ma alcuni esemplari registrano una maggior capacità di sequestro. Ecco quali sono secondo il Cnr- ibimet.
Con i suoi 20 metri d’altezza e foglie di grandi dimensioni, l’acero riccio (Acer platanoides) può assorbire fino a 3.800 kg di anidride carbonica nell’arco di 20 anni. Nello stesso lasso di tempo, anche la betulla (Betulla pendula) e il cerro (Quercus cerris) registrano ottime performance con 3.100 kg sequestrati. Di poco inferiori, ma comunque al di sopra delle medie, le prestazioni del ginkgo biloba, del tiglio nostrano (Tilia plathyphyllos), del bagolaro (Celtis australis), del tiglio selvatico (Tilia cordata), dell’olmo comune (Ulmus minor), del frassino comune (Fraxinus excelsior) e dell’ontano nero (Alnus glutinosa): in due decadi ognuno di questi preleva circa 2.800 kg del composto gassoso disperso nell’aria.
Contro inquinanti gassosi
L’azoto si forma in qualsiasi processo di combustione in cui sia coinvolta l’aria, e una volta immesso nell’atmosfera si combina con l’ossigeno formando ossido e biossido di azoto (rispettivamente NO e NO2). Si tratta di composti in grado di alterare gli equilibri ecologico-ambientali, contribuire al fenomeno delle piogge acide e alla sintesi di ulteriori inquinanti, quali l’ozono. Anche in questo caso, però, la sua concentrazione può essere mitigata dalla presenza di piante ad alto tasso di assorbimento.
Secondo la ricerca dell’Ibimet le più funzionali a questo problema sono l’olmo (Ulmus minor), l’ontano nero (Alnus glutinosa), il carpino bianco (Carpinus betulus), il bagolaro (Celtis australis), il frassino maggiore (Fraxinus excelsior), il liriodendro (Liriodendron tulipifera), il ginkgo biloba, il cerro (Quercus cerris), la robinia (Robinia pseudoacacia) e la betulla (Betulla pendula).
Contro le polveri sottili
Per la salute umana gli inquinanti più temuti sono PM10 e PM2,5: particolati atmosferici dal diametro inferiore ai 10 e 2,5 micron potenzialmente in grado di penetrare all’interno del sistema respiratorio e in certi casi intaccarne le funzionalità. Secondo la classifica di Cnr-Ibimet, l’albero che registra le migliori prestazioni contro queste particelle è il bagolaro (Celtis australis); a seguire il tiglio selvatico (Tilia cordata), il frassino (Fraxinus ornus) e il biancospino (Crataegus monogyna).
Per avere una misura di riferimento basti pensare che in un anno 5.000 esemplari di queste piante possono assorbire 228 kg di PM10, pari alle emissioni di più di 1.000 automobili che percorrano 20.000 chilometri nello stesso arco di tempo.
Contro i metalli pesanti
Oltre alle polveri sottili, altri componenti dannosi presenti nell’aria sono i metalli pesanti quali piombo, cadmio e mercurio. Per contrastarli il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha individuato 8 arbusti mediterranei dalle ottime prestazioni.
Sono l’eleagno (Elaeagnus), il ligustro (Ligustrum lucidum), il viburno (Viburnum), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il corbezzolo (Arbutus unedo), la fotinia (Photinia serrulata) e l’alloro (Laurus nobilis). Siepi di queste piante diventano perfette barriere vegetali nelle aree coinvolte nel traffico cittadino o anche in quelle industriali caratterizzate da una maggior concentrazione di impianti termici e combustioni, di cui sono in grado di attenuare le esalazioni di sostanze nocive.